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Saluto a S.E.R. Mons. Giacomo Cirulli, Vescovo di Teano-Calvi

 Saluto  a Sua Eccellenza Reverendissima
Mons. Giacomo Cirulli
Vescovo di Teano – Calvi
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“Alleluia,alleluia,alleluia.
Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre”.
 
Eccellenza Reverendissima,
 
solo chi è vicino al Signore non con le parole:” Signore,Signore”,ma col fare la volontà di Dio,può essere vicino al fratello che soffre così come sempre,ma in questo tristissimo tempo di coronavirus in modo particolare,lo è Lei.
 
Scegliere la via della Croce,che è l’unica via che salva,è scegliere la via dell’amore,non dell’amore parlato di chi dice: coraggio figliolo,va in pace,pregherò per te,il Signore ti aiuterà,ma dell’amore che si fa servizio,si fa prossimo,entra nella vita dell’altro.
 
“… lo vide e ne ebbe compassione”[Luca 10,33].
 
Compassione, cioè vicinanza all’altro nel quale,in Cristo,vediamo la nostra immagine riflessa.
 
Di questo amore che è servizio,Eccellenza,Lei ha dato sempre testimonianza,ma ora “si è fatto testimonianza”, tanto che mi sentirei di dire,credo interpretando anche  il pensiero dei confratelli Sacerdoti,dei Diaconi,dei Religiosi,delle Religiose,dei carissimi Seminaristi e di  tutto il popolo santo della diocesi di Teano – Calvi,a chi mi domandasse : “ cosa vuol dire seguire Gesù?”,  guardiamo il nostro Vescovo.
 
“ Venite e vedrete”,disse Gesù ai due discepoli di Giovanni[ Giovanni 1,39].
 
“Guardate e vedete” io dico a chi è nella sincera ricerca di un cammino di fraternità,di solidarietà,di condivisione,di comunione …,di amore autentico.
 
Eccellenza,è Pasqua.
 
In tempi normali avrei pensato a formularLe un pensiero di augurio diverso,ma oggi no.
 
Oggi mi sento,dal profondo del cuore,di doverLa ringraziare per lo spirito di abnegazione,per il coraggio dell’azione,per la forza di camminare alla presenza di Dio nella luce radiosa del Signore Risorto e non lasciarsi toccare dalle tenebre degli egoismi umani,che impediscono di guardare con occhio limpido le opere buone e glorificare Dio.
 
 “…  perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli”[Gv. 5,16]
 
Eccellenza,questo non  è,non vuole essere un indirizzo di saluto per la Pasqua,ma l’attestazione sincera di stima,di fiducia,di ammirazione,di amore filiale in Cristo Signore.
 
L’augurio?
 
Che possa mai stancarsi di dare testimonianza dell’amore di Cristo che è in Lei.
 
Santa Pasqua.
Teano…..
 
 
Il Vicario Generale
d. Vittorio Monaco

Caritas Diocesana: nasce il Centro “Speranza”

 Da Lunedì 30 Marzo, tutti i giorni dalle ore 9:30 alle ore 19:00, sarà aperto il
Centro “Speranza”
con sede a Teano, presso i locali del Seminario diocesano (sito in Vico Ginnasio),
per rispondere a richieste di bisogno di ogni genere:
alimentari, medicinali, vestiario, bollette, accoglienza per la notte, servizi domiciliari per anziani, ecc.
Sarà possibile usufruire del servizio contattando l’Ufficio Caritas al numero 0823 1445781 (digitando il tasto 7 – Ufficio Caritas Diocesano),
oppure rivolgendosi direttamente al proprio parroco.
 
“Abbracciare la sua croce significa… trovare il coraggio di aprire spazi dove tutti possano sentirsi chiamati
e permettere nuove forme di ospitalità, di fraternità, e di solidarietà.
Nella sua croce siamo stati salvati per accogliere la speranza…
Abbracciare il Signore per abbracciare la speranza:
ecco la forza della fede, che libera dalla paura e dà speranza”.
                                       (Papa Francesco)
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Comunicato del Vescovo
 
Carissimi,
il tempo drammatico che stiamo vivendo sta mettendo in grande difficoltà tutti noi, e non solo per gli ovvi motivi legati al contagio ed alla conseguente grave malattia che sta decimando la nostra popolazione. A causa di questa brutta realtà legata all’orribile pandemia del covid-19 ne derivano, a cascata, tante altre situazioni di bisogno e difficoltà, destinate a perdurare nel tempo. Papa Francesco, nella meditazione di venerdì 27/03 c.m., ci richiama alla Speranza: “Abbracciare la sua croce significa trovare il coraggio di abbracciare tutte le contrarietà del tempo presente, abbandonando per un momento il nostro affanno di onnipotenza e di possesso per dare spazio alla creatività che solo lo Spirito è capace di suscitare. Significa trovare il coraggio di aprire spazi dove tutti possano sentirsi chiamati e permettere nuove forme di ospitalità, di fraternità, di solidarietà. Nella sua croce siamo stati salvati per accogliere la speranza e lasciare che sia essa a rafforzare e sostenere tutte le misure e le strade possibili che ci possono aiutare a custodirci e custodire. Abbracciare il Signore per abbracciare la speranza: ecco la forza della fede, che libera dalla paura e dà speranza”. Per questo, ritengo opportuno dimostrare, come sempre, nei fatti la nostra vicinanza al popolo di Dio che ci è stato affidato. Da lunedì 30 marzo p.v. sarà aperto ed operativo il Centro diocesano “Speranza” con sede a Teano presso i locali del Seminario. Telefonando a questo numero 0823 1445781 Dalle 9:30 alle 12:30 e dalle 16:00 alle 19:00 di ogni giorno, risponderà un operatore Caritas che raccoglierà le richieste presentate e, nel giro di poche ore si provvederà a dare la risposta possibile. Potremo rispondere a richieste di ogni genere: alimentari, medicinali, vestiario, bollette, accoglienza per la notte, servizi domiciliari per anziani e persone vulnerabili e impossibilitate per qualsiasi motivo. Le richieste potranno essere indirizzate sia da persone private sia direttamente dai parroci, i quali saranno, personalmente, informati e attraverso di loro gli aiuti giungeranno a destinazione. Invito tutti a cercare di coinvolgere gli operatori parrocchiali che sul territorio, dotati della necessaria autocertificazione, potranno mettere in comunicazione le Parrocchie col Centro Diocesano. Inoltre, invito a chiedere ai supermercati (a tal scopo si allega la lettera di richiesta da distribuire ai proprietari) la possibilità di tenere aperto uno spazio di raccolta per donazioni spontanee degli acquirenti da destinare al Centro Speranza. Per ulteriori informazioni da lunedì potrete rivolgervi al Centro, oppure direttamente al direttore Caritas, oppure, personalmente, al Vescovo. Avviata l’iniziativa, stiamo pensando di aprire un centro di distribuzione per la parte nord della Diocesi. Il centro sarà aperto fino a quando sarà necessario. Sarete, continuamente, tenuti informati sul sito della nostra Diocesi.
Eventuali offerte in denaro possono essere inviate al CC intestato a: Diocesi Teano-Calvi Gestione CARITAS (IBAN: IT 63 P 03111 75070 000000002641) indicando come causale “Emergenza COVID-19”. “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25).
 
Vi benedico,                                                        + Giacomo
 
E’ possibile scaricare la locandina e il Comunicato del Vescovo in pdf al link  seguente:

Chi ci separerà: sito CEI delle iniziative in questo tempo di prova

https://chiciseparera.chiesacattolica.it
In questo tempo di prova e di difficoltà per tutti, la Chiesa che è in Italia vuole dare segni di speranza e di costruzione del futuro. A partire dal presente.
è  on line l’ambiente digitale che raccoglie e rilancia le buone prassi messe in atto dalle nostre diocesi, offre contributi di riflessione e approfondimento, condivide notizie e materiale pastorale.
Un’iniziativa, promossa dalla Segreteria Generale della Cei, per testimoniare ancora e sempre l’impegno della Chiesa che vive in Italia nel continuare a tessere i fili delle nostre comunità. La convinzione che ci guida è che le criticità, lo smarrimento, la paura non possano spezzare il filo della fede, ma annodarlo ancora di più in speranza e carità.
Chiciseparera.chiesacattolica.it vuole essere anche un punto di riferimento per riscoprire un senso di appartenenza più profondo.
Il nome stesso “Chi ci separerà?” (Rm 8,35) indica un percorso impegnativo: la certezza che, pur circondati da una minaccia, niente potrà mai separarci da quell’Amore che ci unisce, perché figli e fratelli, e ci rende comunità. In questo senso bisogna osare, mettersi in cammino e non fermarsi.
Il sito appena pubblicato intende guardare oltre il tempo presente. E quell’oltre non può che essere anche la qualità di una comunicazione pensata e che faccia pensare. È l’orizzonte a cui tendere.

Donazione per attrezzature sanitarie alla Regione Campania. Partecipa anche tu

Cari Fedeli nella nostra Comunità Ecclesiale di Teano-Calvi
è stata indetta una giornata speciale di preghiera, con digiuno e astinenza il 13 marzo scorso.
In tale occasione il nostro Vescovo Giacomo, insieme al Direttore della Caritas Diocesana, ha ritenuto opportuno e necessario
contribuire alla raccolta fondi, promossa dalla Regione Campania, per l’acquisto di attrezzature sanitarie urgenti,
disponendo un versamento di €. 10.000,00 per tale iniziativa sul conto:
 
Regione Campania
 
IBAN: IT 38 V 03069 03496 100000046030
 
con causale “COVID-19 DONAZIONE“. 
 
Per chi volesse PERSONALMENTE contribuire, con una libera offerta, potrà 
utilizzare il C/c. intestato a:
 
Diocesi Teano-Calvi Gestione CARITAS
 
IBAN: IT 63 P 03111 75070 000000002641
 
avendo l’accortezza di indicare 
la causale “COVID-19 DONAZIONE”. 
 
Con affetto e stima saluto e ringrazio 
 
 Giovannino Mercone 
 Direttore Ufficio Pastorale Caritas

S. Rosario guidato dal Vescovo in diretta streaming facebook

Carissimi il nostro Vescovo invita i Sacerdoti, i Diaconi, i Religiosi, le Religiose e i vostri Fedeli ad unirsi a Lui nella recita in streaming del S. Rosario
alle ore 19:00 dalla Cappella dell’Episcopio. 
 
La diretta sara’ trasmessa ogni giorno all’indirizzo:
 
https://www.facebook.com/diocesiteanocalvi/
 
oppure, per chi non ha Facebook, direttamente dal sito della Diocesi:
 
http://www.diocesiteanocalvi.it

Messaggio del Santo Padre Francesco per la 54ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali

 “Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria” (Es 10,2).
La vita si fa storia.
Desidero dedicare il Messaggio di quest’anno al tema della narrazione, perché credo che per non smarrirci abbiamo bisogno di respirare la verità delle storie buone: storie che edifichino, non che distruggano; storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme. Nella confusione delle voci e dei messaggi che ci circondano, abbiamo bisogno di una narrazione umana, che ci parli di noi e del bello che ci abita. Una narrazione che sappia guardare il mondo e gli eventi con tenerezza; che racconti il nostro essere parte di un tessuto vivo; che riveli l’intreccio dei fili coi quali siamo collegati gli uni agli altri.
1. Tessere storie
L’uomo è un essere narrante. Fin da piccoli abbiamo fame di storie come abbiamo fame di cibo. Che siano in forma di fiabe, di romanzi, di film, di canzoni, di notizie…, le storie influenzano la nostra vita, anche se non ne siamo consapevoli. Spesso decidiamo che cosa sia giusto o sbagliato in base ai personaggi e alle storie che abbiamo assimilato. I racconti ci segnano, plasmano le nostre convinzioni e i nostri comportamenti, possono aiutarci a capire e a dire chi siamo.
L’uomo non è solo l’unico essere che ha bisogno di abiti per coprire la propria vulnerabilità (cfr Gen 3,21), ma è anche l’unico che ha bisogno di raccontarsi, di “rivestirsi” di storie per custodire la propria vita. Non tessiamo solo abiti, ma anche racconti: infatti, la capacità umana di “tessere” conduce sia ai tessuti, sia ai testi. Le storie di ogni tempo hanno un “telaio” comune: la struttura prevede degli “eroi”, anche quotidiani, che per inseguire un sogno affrontano situazioni difficili, combattono il male sospinti da una forza che li rende coraggiosi, quella dell’amore. Immergendoci nelle storie, possiamo ritrovare motivazioni eroiche per affrontare le sfide della vita.
L’uomo è un essere narrante perché è un essere in divenire, che si scopre e si arricchisce nelle trame dei suoi giorni. Ma, fin dagli inizi, il nostro racconto è minacciato: nella storia serpeggia il male.
2. Non tutte le storie sono buone
«Se mangerai, diventerai come Dio» (cfr Gen 3,4): la tentazione del serpente inserisce nella trama della storia un nodo duro da sciogliere. “Se possederai, diventerai, raggiungerai…”, sussurra ancora oggi chi si serve del cosiddetto storytelling per scopi strumentali. Quante storie ci narcotizzano, convincendoci che per essere felici abbiamo continuamente bisogno di avere, di possedere, di consumare. Quasi non ci accorgiamo di quanto diventiamo avidi di chiacchiere e di pettegolezzi, di quanta violenza e falsità consumiamo. Spesso sui telai della comunicazione, anziché racconti costruttivi, che sono un collante dei legami sociali e del tessuto culturale,si producono storie distruttive e provocatorie, che logorano e spezzano i fili fragili della convivenza. Mettendo insieme informazioni non verificate, ripetendo discorsi banali e falsamentepersuasivi, colpendo con proclami di odio, non si tesse la storia umana, ma si spoglia l’uomo di dignità.
Ma mentre le storie usate a fini strumentali e di potere hanno vita breve, una buona storia è in grado di travalicare i confini dello spazio e del tempo. A distanza di secoli rimane attuale, perché nutre la vita.
In un’epoca in cui la falsificazione si rivela sempre più sofisticata, raggiungendo livelli esponenziali (il deepfake), abbiamo bisogno di sapienza per accogliere e creare racconti belli, veri e buoni. Abbiamo bisogno di coraggio per respingere quelli falsi e malvagi. Abbiamo bisogno di pazienza e discernimento per riscoprire storie che ci aiutino a non perdere il filo tra le tante lacerazioni dell’oggi; storie che riportino alla luce la verità di quel che siamo, anche nell’eroicità ignorata del quotidiano.
3. La Storia delle storie
La Sacra Scrittura è una Storia di storie. Quante vicende, popoli, persone ci presenta! Essa ci mostra fin dall’inizio un Dio che è creatore e nello stesso tempo narratore. Egli infatti pronuncia la sua Parola e le cose esistono (cfr Gen 1). Attraverso il suo narrare Dio chiama alla vita le cose e, al culmine, crea l’uomo e la donna come suoi liberi interlocutori, generatori di storia insieme a Lui. In un Salmo, la creatura racconta al Creatore: «Sei tu che hai formato i miei reni e mi hai tessuto nel seno di mia madre. Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda […]. Non ti erano nascoste le mie ossa, quando venivo formato nel segreto, ricamato nelle profondità della terra» (139,13-15). Non siamo nati compiuti, ma abbiamo bisogno di essere costantemente “tessuti” e “ricamati”. La vita ci è stata donata come invito a continuare a tessere quella “meraviglia stupenda” che siamo.
In questo senso la Bibbia è la grande storia d’amore tra Dio e l’umanità. Al centro c’è Gesù: la sua storia porta a compimento l’amore di Dio per l’uomo e al tempo stesso la storia d’amore dell’uomo per Dio. L’uomo sarà così chiamato, di generazione in generazione, a raccontare e fissare nella memoria gli episodi più significativi di questa Storia di storie, quelli capaci di comunicare il senso di ciò che è accaduto.
Il titolo di questo Messaggio è tratto dal libro dell’Esodo, racconto biblico fondamentale che vede Dio intervenire nella storia del suo popolo. Infatti, quando i figli d’Israele schiavizzati gridano a Lui, Dio ascolta e si ricorda: «Dio si ricordò della sua alleanza con Abramo, Isacco e Giacobbe. Dio guardò la condizione degli Israeliti, Dio se ne diede pensiero» (Es 2,24-25). Dalla memoria di Dio scaturisce la liberazione dall’oppressione, che avviene attraverso segni e prodigi. È a questo punto che il Signore consegna a Mosè il senso di tutti questi segni: «perché tu possa raccontare e fissare nella memoria di tuo figlio e del figlio di tuo figlio i segni che ho compiuti: così saprete che io sono il Signore!» (Es 10,2). L’esperienza dell’Esodo ci insegna che la conoscenza di Dio si trasmette soprattutto raccontando, di generazione in generazione, come Egli continua a farsi presente. Il Dio della vita si comunica raccontando la vita.
Gesù stesso parlava di Dio non con discorsi astratti, ma con le parabole, brevi narrazioni, tratte dalla vita di tutti i giorni. Qui la vita si fa storia e poi, per l’ascoltatore, la storia si fa vita: quella narrazione entra nella vita di chi l’ascolta e la trasforma.
Anche i Vangeli, non a caso, sono dei racconti. Mentre ci informano su Gesù, ci “performano”[1] a Gesù, ci conformano a Lui: il Vangelo chiede al lettore di partecipare alla stessa fede per condividere la stessa vita. Il Vangelo di Giovanni ci dice che il Narratore per eccellenza – il Verbo, la Parola – si è fatto narrazione: «Il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha raccontato» (Gv 1,18). Ho usato il termine “raccontato” perché l’originale exeghésato può essere tradotto sia “rivelato” sia “raccontato”. Dio si è personalmente intessuto nella nostra umanità, dandoci così un nuovo modo di tessere le nostre storie.
4. Una storia che si rinnova
La storia di Cristo non è un patrimonio del passato, è la nostra storia, sempre attuale. Essa ci mostra che Dio ha preso a cuore l’uomo, la nostra carne, la nostra storia, fino a farsi uomo, carne e storia. Ci dice pure che non esistono storie umane insignificanti o piccole. Dopo che Dio si è fatto storia, ogni storia umana è, in un certo senso, storia divina. Nella storia di ogni uomo il Padre rivede la storia del suo Figlio sceso in terra. Ogni storia umana ha una dignità insopprimibile. Perciò l’umanità merita racconti che siano alla sua altezza, a quell’altezza vertiginosa e affascinante alla quale Gesù l’ha elevata.
«Voi – scriveva San Paolo – siete una lettera di Cristo scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma su tavole di cuori umani» (2 Cor 3,3). Lo Spirito Santo, l’amore di Dio, scrive in noi. E scrivendoci dentro fissa in noi il bene, ce lo ricorda. Ri-cordare significa infatti portare al cuore, “scrivere” sul cuore. Per opera dello Spirito Santo ogni storia, anche quella più dimenticata, anche quella che sembra scritta sulle righe più storte, può diventare ispirata, può rinascere come capolavoro, diventando un’appendice di Vangelo. Come le Confessioni di Agostino. Come il Racconto del Pellegrino di Ignazio. Come la Storia di un’anima di Teresina di Gesù Bambino. Come i Promessi Sposi, come I fratelli Karamazov. Come innumerevoli altre storie, che hanno mirabilmente sceneggiato l’incontro tra la libertà di Dio e quella dell’uomo. Ciascuno di noi conosce diverse storie che profumano di Vangelo, che hanno testimoniato l’Amore che trasforma la vita. Queste storie reclamano di essere condivise, raccontate, fatte vivere in ogni tempo, con ogni linguaggio, con ogni mezzo.
5. Una storia che ci rinnova
In ogni grande racconto entra in gioco il nostro racconto. Mentre leggiamo la Scrittura, le storie dei santi, e anche quei testi che hanno saputo leggere l’anima dell’uomo e portarne alla luce la bellezza, lo Spirito Santo è libero di scrivere nel nostro cuore, rinnovando in noi la memoria di quello che siamo agli occhi di Dio. Quando facciamo memoria dell’amore che ci ha creati e salvati, quando immettiamo amore nelle nostre storie quotidiane, quando tessiamo di misericordia le trame dei nostri giorni, allora voltiamo pagina. Non rimaniamo più annodati ai rimpianti e alle tristezze, legati a una memoria malata che ci imprigiona il cuore ma, aprendoci agli altri, ci apriamo alla visione stessa del Narratore. Raccontare a Dio la nostra storia non è mai inutile: anche se la cronaca degli eventi rimane invariata, cambiano il senso e la prospettiva. Raccontarsi al Signore è entrare nel suo sguardo di amore compassionevole verso di noi e verso gli altri. A Lui possiamo narrare le storie che viviamo, portare le persone, affidare le situazioni. Con Lui possiamo riannodare il tessuto della vita, ricucendo le rotture e gli strappi. Quanto ne abbiamo bisogno, tutti!
Con lo sguardo del Narratore – l’unico che ha il punto di vista finale – ci avviciniamo poi ai protagonisti, ai nostri fratelli e sorelle, attori accanto a noi della storia di oggi. Sì, perché nessuno è una comparsa nella scena del mondo e la storia di ognuno è aperta a un possibile cambiamento. Anche quando raccontiamo il male, possiamo imparare a lasciare lo spazio alla redenzione, possiamo riconoscere in mezzo al male anche il dinamismo del bene e dargli spazio.
Non si tratta perciò di inseguire le logiche dello storytelling, né di fare o farsi pubblicità, ma di fare memoria di ciò che siamo agli occhi di Dio, di testimoniare ciò che lo Spirito scrive nei cuori, di rivelare a ciascuno che la sua storia contiene meraviglie stupende. Per poterlo fare, affidiamoci a una donna che ha tessuto l’umanità di Dio nel grembo e, dice il Vangelo, ha tessuto insieme tutto quanto le avveniva. La Vergine Maria tutto infatti ha custodito, meditandolo nel cuore (cfr Lc 2,19). Chiediamo aiuto a lei, che ha saputo sciogliere i nodi della vita con la forza mite dell’amore:
O Maria, donna e madre, tu hai tessuto nel grembo la Parola divina, tu hai narrato con la tua vita le opere magnifiche di Dio. Ascolta le nostre storie, custodiscile nel tuo cuore e fai tue anche quelle storie che nessuno vuole ascoltare. Insegnaci a riconoscere il filo buono che guida la storia. Guarda il cumulo di nodi in cui si è aggrovigliata la nostra vita, paralizzando la nostra memoria. Dalle tue mani delicate ogni nodo può essere sciolto. Donna dello Spirito, madre della fiducia, ispira anche noi. Aiutaci a costruire storie di pace, storie di futuro. E indicaci la via per percorrerle insieme.
Roma, presso San Giovanni in Laterano, 24 gennaio 2020, Memoria di San Francesco di Sales
Franciscus