Dal XI al XVI sec.

Le vicende delle nostre diocesi dopo il Mille diventano sempre meno incerte, ma pur sempre ancora frammentarie: le notizie relative ai nostri vescovi le apprendiamo per vie indirette.
I secoli XI-XII vedono nell’italia meridionale nuovi padroni: questi sono i Normanni; il loro dominio comincia nel 1027 e terminerà nel 1189, quando la normanna Costanza d’Altavilla sposerà Enrico VI. Dopo un breve periodo di scontro con la Chiesa di Roma, i Normanni si riconoscono vassalli del papa.
Con la venuta dei Normanni, cessa la dominazione dei Bizantini nell’Italia meridionale e degli Arabi in Sicilia. L’agricoltura riceve grande impulso; fioriscono le arti.
Sul piano amministrativo scompaiono i Gastaldati e le contee, cui si sostituiscono tanti piccoli feudi tenuti dalle varie famiglie.
Calvi e Teano, come Capua e in genere le città della Campania e dell’Italia meridionale passano dal dominio dei Longobardi a quello dei Normanni. Calvi seguirà le sorti di Capua.
Nel secolo XI sono ricordati alcuni vescovi sia a Calvi che a Teano: Arduino, vescovo di Teano, avrebbe partecipato al Concilio romano del 1059 (nel quale fu decretato che il Papa dovesse essere eletto dai soli Cardinali).
Nel 1060 troviamo vescovo di Calvi un Liutulfo che si sarebbe dimesso nel 1061, come si apprende da una lettera che San Pier Damiani, vescovo di Ostia, indirizzò al papa, per chiedergli di essere esonerato dalla carica e ritirarsi a vita eremitica.
Nel 1071 è vescovo di Teano Guglielmo, cittadino teanese, decano del Capitolo, intervenne alla consacrazione della nuova basilica che l’abate Desiderio aveva costruito a Montecassino, profondendovi tesori d’arte.
Abbiamo poi notizia di un Falconio, vescovo di Calvi nel 1091. A lui Riccardo II, principe di Capua, indirizzava il diploma con cui restituiva il feudo della Rocchetta, usurpato dal padre Giordano.
Nel XII sec. (1100-1200) per la diocesi di Calvi sono ricordati alcuni vescovi di origine capuana (Pietro e Tancredi), a Teano troviamo il Card. Pandulfo e il vescovo Pietro: due figure importanti, perché esse emergono dal buio del Medio evo
con contorni ben precisi: non sono semplici nomi senza volto, hanno bensì una loro personalità.
Pandulfo fu educato nel cenobio di Montecassino, dove era entrato in età giovanile. Si distinse per pietà e dottrina; ed ebbe fama di letterato e poeta. Egli incaricò un cittadino teanese di revisionare gli atti dei Santi di Teano. Forse sono da attribuire a lui gli Inni dell’ufficio di San Paride, S. Terenziano e S. Reparata. Partecipò attivamente a Concili e sinodi e successivamente fu trasferito alla diocesi di Ostia. Egli governò la diocesi di Teano per più di 20 anni dal 1113 al 1134.
Foto di mons. Arturo Aiclio, Il Vescovo Pietro governò anche lui la diocesi per oltre un ventennio: dal 1171
Vescovo di Temo-Calvi, al 1191. Nel 1174 consacrò la chiesa di Santa Maria de intus; alla cerimonia parteciparono vari vescovi tra i quali quello di Calvi, Tancredi. Nel 1179 consacrò il cenobio di Santa Maria della Ferrara presso Vairano (iniziato nel 1171 a spese della famiglia De Ferrariis). Nel 1191 fece da teste nell’Atto di concessione di un privilegio a Montecassino, concesso dall’imperatore Enrico VI, figlio del Barbarossa. A partire dal principio del ‘200 la serie dei vescovi a Calvi e a Teano diventa meno frammentaria, ma pur sempre incerta.
Per la prima metà di questo secolo, a Calvi conosciamo almeno quattro vescovi: il primo è Giovanni che nel 1222 esibiva al Castellano di Capua, messo di Federico II, il diploma di Riccardo II circa la restituzione della Rocchetta. Nel 1223 interviene in una faccenda di Capua: qui la parrocchia di San Leucio era stata tolta dal Capitolo capuano a Roberto teanese, dottore in teologia; il papa incarica il vescovo caleno per la restituzione.
Nel quarto decennio di questo secolo troviamo vescovo a Calvi Pietro, a Teano Roffredo: entrambi muoiono nel 1239.
Sul conto di Roffredo, sappiamo che governò la diocesi per un decennio, dal 1229 al 1239.
A causa del conflitto tra papa e imperatore, fu mandato in esilio, ma ritornò l’anno seguente (1230).
Nel 1233, Teano fu scelta come sede dell’incontro tra i vescovi della Provincia di Terra di Lavoro per procedere contro gli eretici.
Teano fu cara a Federico che la elevò a Curia e il Giustiziere della Provincia vi teneva i suoi parlamenti. All’incontro del 1233 partecipò anche il vescovo di Calvi, Pietro.
Infine nel 1239, per rappresaglia contro il papa, Federico II cacciò di nuovo Roffredo in esilio e questi si rifugiò a Roma dove morì.
Nella sede calena, a Pietro successe un monaco cistercense, Odoardo; la famiglia di questi partecipò alle lotte contro l’imperatore Federico II, in difesa del papa. Implicato in una congiura antimperiale, Odoardo fu esiliato dal Regno; un fratello e un nipote del vescovo furono giustiziati. Nel 1245, partecipò al concilio di Lione (in Francia) che emanò sentenze di deposizione contro Federico II, usurpatore dei beni ecclesiastici e dei diritti della Chiesa; regolò inoltre la procedura dei giudizi ecclesiastici. Nella seconda sessione di questo concilio, il nostro vescovo venne quasi alle prese col celebre Taddeo da Sessa, ministro e legato di Federico al Concilio: in tale occasione Odoardo si acquistò gran fama di oratore. Ritornando da Lione a Calvi, Odoardo fu fatto prigioniero dai suoi nemici e morì in carcere.
Ad Odoardo successe Palmerio capuano che governò la diocesi calena fino al 1252.
A Teano, dopo Roffredo dovette esservi un quindicennio di sede vacante, sempre a causa dei contrasti tra Federico e il Papa. Dal 1254 al 1274, vescovo di Teano è Ugone: durante il suo episcopato, il papa da Napoli si recò a Teano per curarsi di una malattia; e mentre il re Manfredi si recava a visitarlo, Borrello d’Agnone tese una insidia al re e restò ucciso.
Dalla metà del duecento, a Calvi si susseguono Isembardo, Gregorio, Pietro, Landulfo, Roberto, Errico. Sono soltanto dei nomi, alcuni di questi sono capuani; Gregorio era canonico della cattedrale di Calvi ed era stato eletto dal Capitolo e sa se l’elezione fu confermata dal papa.
Nel 1301, sotto l’episcopatO di Errico, papa Bonifacio VIII accordò al vescovo caleno di unire alla mensa vescovile di Calvi l’antico monastero di San Salvatore dell’ordine cassinese, sul monte Caprario, presso il villaggio di Croce. A tale unione si oppose legalmente Rogasia de Ragone, madre di Tommaso Marzano, signore della baronia di Formicola, di Croce e del suddetto monastero.
Intanto a Teano, dopo il governo ventennale di Ugone, nel 1274 la sede vescovile fu occupata da Guglielmo, decano della cattedrale della medesima città, che resse fino al 1295. In questo ventennio due sono le cose notevoli: a) nel 1274 Guglielmo accompagnò S.Tommaso d’Aquino al concilio di Lione (il secondo), che sancì la temporanea riunione delle chiese greca e latina; ma il Santo non vi giunse, colto dalla morte nel convento benedettino di Fossanova; b) Papa Celestino V nell’ottobre del 1294 tu ospite a Teano.
Siamo giunti così agli inizi del Trecento: il secolo della cattività avignonese che durò 70 anni dal 1309 al 1378, e del grande scisma di Occidente che ebbe inizio a partire dal ritorno dei papi a Roma e si concluse nel 1417.
Circa il primo decennio del Trecento gli storici della chiesa calena non sono d’accordo nello stabilire se la sede sia rimasta vacante o quali vescovi abbiano governato la diocesi.
Comunque sia, va ricordato che nel 1310 il vescovo di Calvi stipulò un accordo con Tommaso Marzano circa la definitiva unione del monastero di S. Salvatore alla mensa vescovile di Calvi: si concedeva al Marzano e ai suoi eredi la facoltà di nominare due sacerdoti secolari, quali cappellani di quella chiesa.
Dopo il 1310 la serie diventa più sicura e fitta di nomi: una decina di vescovi si susseguono durante la cattività avignonese: quattro appartengono all’ordine dei Minori; uno è carmelitano; un altro ancora appartiene all’ordine dei Canonici regolari o ospedalieri.
Interessante la vicenda di Giovanni de Concivis, uno dei quattro ‘minori’: il Capitolo di Isernia lo aveva eletto vescovo di questa città ed era stato consacrato dall’Arcivescovo di Capua. Ma la sua elezione non fu approvata dal Papa; il quale elesse ad Isernia Guglielmo; a Calvi appunto il De Concivis. Questi governò la diocesi calena per undici anni, cedendola nel 1342.
Anche a Teano, troviamo una gran numero di vescovi che si avvicendano a breve distanza l’uno dall’altro, ogni quattro o cinque anni, tranne Goffredo Galluccio che governa la diocesi per circa venti anni dal 1310 al 1338. L’elezione del Galluccio fu molto contrastata; il papa incaricò l’arcivescovo di Napoli e il vescovo dei Marsi di fare una inchiesta, ma fu trovato tutto regolare. Alla morte del Galluccio, all’interno del capitolo cattedrale, cui allora spettava l’elezione del vescovo, si creano due partiti: uno sosteneva la candidatura di Paolo Galluccio, decano del capitolo, l’altro che favoriva il canonico Pietro Murat; non riuscendo il capitolo a raggiungere un accordo, il papa nomina Pietro arcidiacono di Bitetto (Bari); questi governa per cinque anni.
Alla morte di Pietro si rinnovano le discordie tra i canonici del capitolo. Questo riesce ad eleggere Paolo Galluccio; ma il papa annulla la sua elezione e nomina Uomodio, un canonico della basilica Lateranense.
Si chiude intanto la cattività avignonese nel 1378, comincia lo scisma con l’elezione di due e anche tre papi contemporaneamente. In questo periodo di caos, sulla cattedra di S. Casto troviamo: Roberto Vaccaro di Sessa, un Giovanni Bartolomeo a cavallo dei due secoli e poi Stefano Coubert (italianizzato in Goberno), famoso giureconsulto, consigliere del Re Ladislao.
A Teano, nel ventennio a cavallo tra Trecento e Quattrocento, troviamo Nicola Diano, teanese.
Nel 1404 assistiamo ad uno scontro diretto tra le università di Calvi e di Teano: esse sono venute a lite per una questione di confini: dove finiscono i territori delle due comunità?
Per dirimere la lite il re Ladislao incarica tre vescovi: il Diano di Teano, il Coubert di Calvi e quello di Sessa. Con diploma del dicembre 1404 il re approva la decisione dei commissari; il decreto viene pubblicato a Torricella il 1° maggio 1405.
A Nicola Diano succede il nipote Gaspare fino al 1418: entrambi furono esperti di affari politici e passarono a Napoli.
Al Concilio di Costanza (1414-1418) partecipa Antonio Del Fede, vescovo di Calvi; gli succede il canonico capuano Antonio Galluccio e ancora un altro canonico capuano Angelo Mazziotta.
Teano è governata tra il 1418 e il 1443 dal napoletano Gio: Cristofaro Crispano pieno di cultura giuridica.
È degno di nota il fatto che il Mazziotta per riparare la cattedrale di Calvi che era in rovina, s’impegnò ad unire alla mensa vescovile la chiesa di San Vitaliano. Perciò da allora il Vescovo di Calvi ebbe anche il titolo di Abate di San Vitaliano, oltre a quello di Barone della Rocchetta (la chiesa di S. Vitaliano a Sparanise era stata fondata nel 988 da Roffredo, abate di S. Vincenzo al Volturno).
Nella seconda metà del 400 a Calvi, per circa 30 anni, la diocesi è retta dal vescovo Antonio De Clemente (1466-1495): circa il suo lungo episcopato c’è poco da dire: una lite con Desiato de Tommaso (Capuano?) per questioni di possesso di alcuni feudi; e che nel 1494 assistette alla incoronazione di Alfonso II nella cattedrale di Napoli.
A Teano, troviamo prima Nicola De Renzis, detto Fortiguerra, per circa quindici anni fino al 1474, poi Urso Ursinis fino al 1495.
Il De Renzis fu diplomatico fine e militare; da suo nipote Vincenzo ebbero origine i baroni di Montanaro e di Capua.
L’altro, Ursinis, poco si curò della diocesi, standosene a Roma a godersi il beneficio.
Nella prima metà del ‘500 si avvertono però i primi segni di una esigenza di rinnovamento e di riforma all’interno della Chiesa; la stessa protesta di Lutero non era diretta a creare una nuova chiesa, ma a riformare l’antica; ma poi l’irrigidimento delle parti e le interferenze politiche portarono alla frattura; finché nel 1545 si aprì il concilio di Trento.
Le vicende delle nostre diocesi agli inizi del ‘500 sono indicative di un sistema che s’era affermato a livello centrale.
Dal 1505 al 1512 Calvi è in potere di Matteo da Magnano de Ursinis; alla morte di questi il vescovado passa al fratello di lui Gabriele; quando nel 1519 Gabriele rinuncia alla cattedra di Calvi, lo fa con riserva di riprenderla; si aggiunga che vicario di questi due vescovi fu un loro terzo fratello!
A Teano, la cattedra è occupata dal 1495 da Francesco Borgia che continua a tenerla in commenda fino al 1508, quando la cede ad un suo affine, dello stesso nome e cognome; quando il secondo Borgia morì, la diocesi tornò di nuovo nelle mani del primo Borgia che continuò a tenerla in commenda fino al 1531. Dunque dei vescovadi si faceva gran mercato: potenti famiglie romane (gli Orsini) e spagnole (i Borgia) se li contendevano, li compravano e vendevano come fossero proprietà private! È l’epoca dei vescovi commendatari.
L’episcopato di Sertorio a Teano dal 1535 rappresenta una inversione di tendenza: il vescovo risiede a Teano e si prende cura della cattedrale. A Calvi dal 1520 troviamo il capuano Giovannantonio Del Gallo che compie una visita generale della diocesi: ora il vescovo vuol conoscere i suoi sacerdoti e i fedeli; osserva le condizioni materiali degli edifici sacri e quelle morali del clero. Le condizioni generali della diocesi non dovevano essere floride, se il vescovo nel 1529 fu costretto a vendere il feudo della Rocchetta, per soddisfare le decime.
Questo vescovo si prese cura anche del culto del Santo Patrono; fece fare un braccio d’argento per custodire la sua reliquia; utilizzò a tale scopo il lascito di un cittadino caleno, Giovan Giacomo Pellecchia; i ducati lasciati da quest’ultimo non furono sufficienti, si dovettero utilizzare anche i ducati ricavati dalla vendita dei paramenti della cappella della medesima famiglia.
Il vescovo Del Gallo resse la diocesi per oltre vent’anni fino al 1543.