Origini

Teano, antica città sidicina della Campania Felix, considerata da Strabone come la seconda città della Campania interna e ‘…urbium in via Latina sitarum maxima’ divenne negli ultimi anni del I secolo a.C. colonia romana e assurse a grande splendore. La diffusione del cristianesimo dovette avvenire nel suo territorio non prima del IV sec. prestando fede ad alcune testimonianze agiografiche riferite a San Paride, ateniese, che dopo aver debellato il culto idolatrico del ‘dragone’, praticato dai Sidicini sulla riva del fiume Savone, aveva fatto conoscere la fede cristiana. Nel 333 Papa Silvestro I (314-335) avrebbe nominato Paride, Vescovo di Teano; in seguito egli fu scelto come patrono della città, che celebra la sua santità il 5 agosto.
Nel luogo, segnato da una sorgente, dove il santo aveva predicato la fede cristiana fu eretta una Basilica ricordata come San Paride ad Fontem; con molta probabilità questa fu l’originaria sede del governo vescovile. Il luogo di culto fu abbandonato nel corso del V secolo a causa delle scorrerie barbariche nel pianoro dell’antica città sidicina, in seguito alle quali la popolazione trasferì la sede vescovile in un luogo più sicuro.
Dal 966 la Diocesi di Teano risulta sede suffragata dell’arcidiocesi di Capua, metropolia istituita da Papa Giovanni XIII. È possibile ricostruire gli originari confini della Diocesi grazie ad una bolla di Papa Celestino III del 1193, nella quale si riconfermavano, i confini così come erano stati tracciati da Papa Giovanni XVIII al tempo del Vescovo Sandrario tra il 1004 e il 1006.
Ma ascoltiamo ora quel che riferisce padre Giovanni Mongelli nell’articolo dedicato a San Paride nella Bibliotheca Sanctorum: ‘Una pia leggenda locale, di nessun valore storico, racconta che Paride, ateniese, essendosi rifugiato a Roma al tempo delle persecuzioni, fu consacrato vescovo di Teano dal papa San Silvestro, non senza essersi prima acquistati grandi meriti presso gli abitanti di questa città; egli infatti avrebbe miracolosamente ammansito un enorme e terribile dragone che arrecava continui danni alla popolazione. Fu il Baronio ad introdurre questo nome nel Martirologio romano, in seguito a comunicazioni della Chiesa di Teano’.
Anche l’istituzione della Diocesi di Calvi dovette avvenire nel corso del IV secolo. Infatti fra le antiche iscrizioni cristiane ritrovate all’interno della sua Cattedrale ve nè una che risale a tale periodo. Dei vescovi locali, tuttavia, non si ha notizia prima del XIII secolo. Con molta probabilità il primo vescovo fu San Casto, patrono della città e titolare della Cattedrale.
San Casto nacque in Calvi dalla illustre famiglia Vinicia Casta, in quel luogo che oggi si chiama San Casto vecchio, da genitori idolatri e comincia a predicare pubblicamente contro i vizi dei Caleni, suscitando così le ire dei sacerdoti dell’idolatria che lo denunciano presso Nerone.
L’imperatore ordina che sia inviato il Preside Messalino a giudicare Casto e condannarlo.
Casto allora si nasconde ad Acquaviva (presso Venafro). In seguito all’incendio di Roma del 64, iniziarono le persecuzioni contro i Cristiani che ne erano stati incolpati.
Seguirono quindi severissimi editti contro di loro perché rinunciassero al nome di Cristo, altrimenti sarebbero stati gettati nel fuoco.
Da Acquaviva Casto è trasportato a Sinuessa: qui egli viene prima lapidato, poi subisce il tormento del piombo e infine condannato a morte per decapitazione. Era il giorno 22 maggio dell’anno 66. Era stato vescovo di Calvi dall’anno 44.
Il suo corpo restò insepolto per lo spazio di 39 giorni, quando i Caleni determinarono di recarsi a Sinuessa per prenderlo e dargli degna sepoltura. È probabile che lo seppellissero in quel luogo che poi fu detto San Casto vecchio dove giacque il santo corpo per nove secoli, fino al 966, quando Landone, duca di Gaeta, di nascosto, lo fece trasferire nella sua città. Due anni dopo, il Vescovo di Calvi che allora era Andrea, chiese al duca di Gaeta la restituzione del corpo di San Casto, ma riuscì ad ottenere soltanto un braccio: la sacra reliquia fu racchiusa in una teca d’argento nel 1520.
Questa dunque la vita di San Casto, come ci viene raccontata dall’abate Mattia Zona.
Ma vediamo cosa è scritto sul conto di San Casto nella bibliotheca sanctorum:
‘CASTO, vescovo di Calvi, santo, martire. Secondo gli storici locali sarebbe nato in età apostolica a Calvi dalla nobile famiglia Vinicia Casta e avrebbe inaugurato la serie dei vescovi calvesi, affrontando quindi il martirio nel 66 a Sinuessa. La sua passio fu scritta da Gregorio, vescovo di Terracina nel sec. XI.