Continua l’iniziativa “Dona un pasto per l’Ucraina”. Le indicazioni di Caritas italiana

Le Diocesi di Teano-Calvi e di Alife-Caiazzo fino al Giovedì Santo proseguono la raccolta di fondi per il sostegno alle popolazioni vittime della guerra

L’intensificarsi della crisi umanitaria in Ucraina sollecita le Diocesi di Teano-Calvi e di Alife-Caiazzo a vivere la solidarietà fraterna verso le popolazioni vittime del conflitto: preghiera ed impegno concreto restano le priorità che il Vescovo S. E. Mons. Giacomo Cirulli chiede ai fedeli delle due Chiesa da lui guidate.

In linea con le indicazioni di Caritas Italiana che in tempo reale fornisce chiarimenti sul tipo di aiuti necessari, le Caritas diocesane di Teano-Calvi e di Alife-Caiazzo rilanciano l’iniziativa “Dona un pasto per l’Ucraina”, promossa in occasione del Mercoledì delle Ceneri, con la richiesta di donare una somma in denaro corrispondente all’equivalente simbolico di un pasto. La raccolta di offerte proseguirà in tutte le Parrocchie fino al Giovedì Santo che la tradizione cristiana identifica come Giovedì di Carità. Quanto raccolto verrà consegnato dai parroci alle Diocesi secondo le modalità ordinarie di consegna delle collette, e tramite le Caritas diocesane, inviato a Caritas Italiana. Dando prova di grande sensibilità e di concreta carità cristiana, molti fedeli si sono già espressi: a tutti loro va la gratitudine per la premura e la testimonianza.

È importante sottolineare che al momento le Diocesi di Teano-Calvi e di Alife-Caiazzo escludono ogni altro tipo di iniziativa solidale (raccolte di viveri, di farmaci, di prodotti per l’igiene, di indumenti…) per le motivazioni che Caritas Italiana ha fornito alla Conferenza Episcopale Italiana e che riportiamo in sintesi (il testo integrale della lettera è allegato al presente comunicato).

Caritas italiana è in costante collegamento con le Caritas in Ucraina (sia della Chiesa latina che della Chiesa greco-cattolica) con Caritas Europa e Caritas Internationalis: ciò rende più facile conoscere quanto sta accadendo tra la popolazione vittima della guerra, individuarne i bisogni e agevolare il coordinamento delle attività. La complessità dell’emergenza chiede a tutti “spirito di corresponsabilità, servizio reciproco di coordinamenti e di comunione”, pertanto è importante non disperdere le azioni: al momento si registrano numerose iniziative solidali che se non coordinate rischiano di rendere l’operazione di aiuti dispersiva e complessa.
Caritas Italiana al momento non organizza raccolte di medicinali né di viveri per l’impossibilità di reperire sui territori di guerra siti di stoccaggio e garantire il rispetto delle norme igienico-sanitarie. Sono le stesse Caritas di Ucraina e dei Paesi confinanti a garantire di poter gestire le emergenze con le risorse di beni disponibili: la loro richiesta è legata al solo aiuto economico. Caritas Italiana esclude dal proprio piano di intervento e di assistenza il trasferimento di civili dall’Ucraina al nostro Paese con pullman o altri mezzi.

Per quanto riguarda l’accoglienza in Italia, il coordinamento nazionale chiede alle Diocesi di monitorare e censire le strutture e le offerte di disponibilità: appena il Ministero dell’Interno avrà predisposto un piano di accoglienza unitario e dettagliato saranno fornite le dovute indicazioni alle Chiese locali tramite le Prefetture, con le quali è attivo un canale di dialogo. È al vaglio delle Diocesi di Teano-Calvi e di Alife-Caiazzo, compatibilmente con le indicazioni ministeriali, la possibilità di ospitare un numero di rifugiati nelle strutture caritative già attive.

Dal momento che molte famiglie hanno già manifestato la disponibilità ad accogliere i fratelli ucraini in fuga dalla guerra, le Diocesi di Teano-Calvi e di Alife-Caiazzo chiedono che quanti dispongono in casa di posti letto e servizi igienici sufficienti lo facciano presente al proprio parroco il quale si occuperà di stilare un elenco che al momento opportuno sarà preso in considerazione. Si precisa che il periodo minimo di residenza dei cittadini ucraini ospitati sarà minimo di 90 giorni.

La comunicazione della Conferenza Episcopale Italiana. CLICCA