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La nostra Chiesa gioisce: don Pietro Robbio è presbitero

Venerdì 13 maggio nella Cattedrale di Teano il giovane diacono della parrocchia di San Bartolomeo Apostolo in Vairano Patenora è stato ordinato presbitero

Annunciare e celebrare: la missione del giovane sacerdote don Pietro Robbio che ieri sera nella Cattedrale di Teano, per le mani del vescovo S. E. Mons. Giacomo Cirulli ha ricevuto l’ordinazione presbiterale. Essere configurato a Cristo sommo sacerdote, essere come Lui nell’offrire la vita ogni giorno e farsi annunciatore della sua Parola: nell’omelia il Pastore han tracciato la strada della missione che si apre davanti alla vita di don Pietro invitandolo ad essere anche lui buon pastore, con l’unico riferimento della parola di Dio, lo sguardo sempre al gregge a  Maria “la Madre per la quale nutri sentimenti di profondo affetto”.

Cattedrale gremita di fedeli per partecipare ad uno dei momenti spirituali più forti per la vita di una Chiesa locale: ad accompagnare il novello sacerdote la famiglia, gli amici, i compagni di studio e formazione, il presbiterio della Diocesi di Teano-Calvi e una rappresentanza di quello di Alife-Caiazzo. Tra i celebranti, il Vescovo ausiliare di Napoli, padre Franco Beneduce che negli anni passati in qualità di rettore del Pontificio Seminario Campano Interregionale di Posillipo ha seguito la formazione di don Pietro. Presenti i sindaci di Vairano Patenora, Bartolomeo Cantelmo, e di Pietramelara, Pasquale Di Fruscio, a rappresentare la comunità di origine di don Pietro e quella dove ha svolto il ministero di diacono nei mesi appena trascorsi. Presente l’Azione Cattolica di Teano-Calvi e di Alife-Caiazzo; diverse religiose e soprattutto un gran numero di fedeli provenienti dalle parrocchie con cui il sacerdote ha condiviso gli anni della sua formazione di seminarista.

“Carissimo Pietro – Mons. Cirulli si è rivolto al giovane con dolcezza e fermezza – dovrai annunciare il Vangelo tutti i giorni, per questo è necessario che il tuo punto di riferimento sempre e in qualsiasi momento dovrai agire, sia la parola di Dio. Ma non frapporre mai fra te e la Parola nessun tipo di scusa e giustificazione. Dovrai essere pastore, vero, leale, sincero”. A questo stile, il Vescovo ha legato la missione del novello presbitero tra la gente “che guarderà a te, fidandosi…”. “Tu sei un dono per tutti loro, ma non per i tuoi meriti personali”, bensì per la chiamata ricevuta dal Maestro, “è Lui che devi mostrare e non te stesso”.

Poi il richiamo alla devozione mariana di don Pietro che ha scelto come data per il suo sacerdozio quella del 13 maggio, ricorrenza dell’apparizione della Vergine ai tre pastorelli di Fatima: “Una data attuale più che mai in questo momento storico” ha ribadito il Vescovo richiamando la tensione tra le Nazioni per lo scontro tra Russia e Ucraina con riferimento implicito alla richiesta di preghiera della Vergine per la pace nel mondo. Quindi l’invito ad essere come Lei, in preghiera costante, “per avere i suoi stessi occhi che sono quelli del Figlio”.

Al termine dell’omelia, la preghiera delle litanie invocando la comunione di tutta la Chiesa; l’imposizione delle mani del Vescovo e di tutti i celebranti presenti; la preghiera consacratoria per la quale Pietro è diventato presbitero; in ultimo i riti esplicativi: la vestizione degli abiti sacerdotali, l’unzione crismale, segno della sua uniformità a Cristo; la consegna del Pane e del Vino (calice e patena); in ultimo l’abbraccio di pace tra don Pietro e Mons. Cirulli e poi con gli altri sacerdoti.

La Messa, animata dai canti eseguiti dalla Corale diocesana, è proseguita vedendo don Pietro nella sua nuova veste di presbitero, sostenuto dallo sguardo emozionato dei presenti e dalla preghiera.

Al termine, prima dei riti di congedo, parole di gratitudine da parte di Mons. Cirulli, facendosi anche voce del nuovo sacerdote, a tutti i presenti, in particolare ai genitori “che lo avete fatto uomo” e a nonni particolarmente vivi nella vita di don Pietro; un grazie ai seminaristi e ai diaconi per il servizio liturgico reso alla celebrazione e per il valore di una presenza che nella Chiesa esprime la molteplicità dei carismi e dei servizi.